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The Departed

'The Departed' è un'opera sontuosa ed insieme molto sobria, capace di essere allo stesso tempo tagliente e stilizzata e dopo esser stata presentata alla Festa di Roma arriva nelle sale

The Departed

19.05.2009 - Autore: Adriano Ercolani
Finito quello che riteniamo il periodo peggiore della carriera di Martin Scorsese, e cioè gli ultmi due progetti in cui ha dovuto lavorare sotto l’egida della produzione Miramax, il nuovo lungometraggio targato Warner Bros. conferma che il grande regista possiede ancora il tocco registico che lo ha reso uno dei più importanti della storia del cinema americano contemporaneo. “The Departed” è un’opera sontuosa ed insieme molto sobria, capace di essere allo stesso tempo tagliente e stilizzata: la messa in scena è praticamente perfetta, resa incandescente da un modo di girare virtuosistico eppure sorprendentemente mai le righe. Ciò che ne è scaturito è un film di enorme potenza drammatica, che ha il grande pregio di non essere soltanto visivamente prezioso ma soprattutto solidissimo nella costruzione narrativa e molto efficace nella confezione tecnica.

Accanto a Scorsese è infatti tornato il direttore della fotografia Michael Ballhaus, capace di dare all’immagine una luce sempre elegante ma non “espressionista” come era successo ad esempio al pur valevole Robert Richardson di “The Aviator” (id., 2004). Il resto lo fa principalmente il montaggio della solita, straordinari Thelma Schoonmaker, uno dei segreti che da sempre si nascondono dietro il successo dell’autore.



Detto degli indiscutibili pregi di “The Departed” e soprattutto del fatto che è senza dubbio la miglior pellicola di Scorsese dai tempi di “Al di là della vita” (Bringing Out the Dead, 1999), bisogna anche ammettere che però in un certo senso proprio questo film testimonia come il cineasta non abbia ancora trovato un progetto che sente come davvero personale. Seppur infatti stupendo, il film  infatti ha la sua forza nella confezione impeccabile, ma di certo non possiede l’anima dolorosa ed iperrealista dei grandi capolavori di un tempo. Niente a che vedere con “viaggi all’inferno” come “Mean Streets” (id., 1972), “Taxi Driver” (id., 1976) o “Quei Bravi Ragazzi” (GoodFellas, 1990). Quelli erano altri tempi, e soprattutto un altro Scorsese…