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Ricordati di me

Un ritratto di famiglia in interno, con il costante rumore di fondo della televisione, dove ognuno interroga lo specchio, alla ricerca dell'impossibile conferma alle proprie brame.

Ricordati di me

12.04.2007 - Autore: Ludovica Rampoldi
di Gabriele Muccino con Fabrizio bentivoglio, Laura Morante, Monica Bellucci, Silvio Muccino e Nicoletta Romanoff   La voce fuori campo che apre il film è suadente, dolce e rassicurante come il cera una volta delle favole. Ci presenta la famiglia Ristuccia: i due figli Paolo e Valentina, il padre Carlo e la moglie Giulia, avvolti tra le lenzuola di un letto che non ha più segreti da raccontare. Dormono, tutto sembra quieto. Almeno fino al loro risveglio, quando il regista Gabriele Muccino dissemina una bomba dopo laltra nellapparente serenità dellappartamento della Roma bene, dove un tempo cerano i gerarchi fascisti e adesso ci abitano i funzionari.   La forza centrifuga parte dalla figlia Valentina, quasi diciottenne. Vuole fare la valletta, vuole apparire in televisione, vuole essere un mito. Si guarda allo specchio, sussurra sono bella e maledetta. E disposta a tutto pur di non essere una qualunque, una brava ragazza della porta accanto, di quelle che vanno in Paradiso: lei vuole essere cattiva, e poter andare dappertutto.   Carlo incontra una sua vecchia fiamma, Alessia (Monica Bellucci) a uno di quei tristissimi raduni di ex compagni di classe. Si riaccende qualcosa, si telefonano, si vedono, fanno lamore. Carlo si allontana da Giulia, che urla e strilla e piange, va al mare con Alessia, le fa leggere il suo romanzo a cui da anni manca lultimo capitolo. Voleva fare lo scrittore, e invece è un funzionario di una società finanziaria. Lei ascolta, si commuove, lo incoraggia.   Giulia ha lopportunità di tornare a recitare, come faceva da ragazza, prima di sposarsi e diventare una maestrina di liceo. Si innamora del suo regista gay, cerca di imparare la parte, ha pura di non essere allaltezza. Non ho talento, si ripete. Finalmente debutta, il pubblico applaude e lei sorride sul palco, con il rimmel che cola insieme alle lacrime.   Paolo ama una ragazzina che lo ignora, decide di fare una festa a base di marijuana per conquistarla, si sente male, si sente stupido, chiede a chiunque tu come mi vedi?.   E questa la famiglia di Muccino: un padre intristito, una madre frustrata, una figlia arrogante e senza scrupoli e un figlio alla deriva. Un ritratto di famiglia in interno, con il costante rumore di fondo della televisione, dove ognuno interroga lo specchio, alla ricerca dellimpossibile conferma alle proprie brame.   E impossibile non rimanere turbati, affascinati, coinvolti dal nuovo film di Muccino. E una storia di sentimenti forti e umanissimi. La vanità, lambizione, la paura della propria mediocrità, la frustrazione. Sentimenti esplosivi compressi nel microcosmo asfittico della famiglia italiana, in cui non ci si ama, non ci si parla, non ci si capisce. Perché proprio le persone che ci sono vicine sono le prime a scordarsi del bello che è in noi.   Muccino è un regista abilissimo, e con il supporto di Heydrun Schleef alla sceneggiatura, è riuscito a creare una pellicola davvero impressionante per profondità emotiva, capace di parlare al cuore e alla testa delle persone, porre interrogativi angoscianti senza dare alcun tipo di risposta o di rassicurazioni. E trasformare il quartiere Trieste di Roma nel più universale angolo del mondo.