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Perchè viva l'Italia

Intervista al premio Oscar Pietro Scalia che a soli 42 anni ha già conquistato due statuette e la stima di tutta Hollywood.

Oscar

14.04.2003 - Autore: Luisa Manenti
Los Angeles - C\'è stato \"oh, my god\" di Halle Berry, e \"I love my life\" di Julia Roberts, e c\'è stato anche l\'inaspettato \"Viva l\'Italia\" di Pietro Scalia, che ha colto di sorpresa gli italiani, poco soliti ad esaltare il proprio paese. Ma la generosa esclamazione di Pietro Scalia, mentre riceveva il suo secondo Oscar racchiude una parte importante della sua vita. Figlio di un padre siciliano ed una madre pugliese, costretti a lasciare Catania per cercare lavoro come operai, cresciuto ed educato in Svizzera, ha scelto da sempre l\'Italia, mitico paese di cui sentiva narrare e che visitava talvolta durante le vacanze. Dal padre, fotografo autodidatta, ha ereditato anche il dono di lavorare con le immagini. In America è arrivato giovanissimo, per studiare regia: \"I primi anni ho fatto la fame\" racconta \"ma inseguivo una passione e non mi sono arreso. Avevo visto il film Salvador di Oliver Stone, era proprio il tipo di documentazione della realtà che sognavo di fare io ... volevo a tutti i costi lavorare con lui, ho supplicato Claire Simpson, che era a capo dell\'editing di farmi avere un posto di assistente, e lei si è fidata di me... non le sarò mai grato abbastanza. Questa è la cosa bella dell\'America, ti danno una opportunità... in Europa per un giovane è molto più difficile trovare l\'occasione di mettersi alla prova\". Quel film era Wall Street del 1997. Da allora ha lavorato con Oliver Stone, ha preso un primo Oscar per JFK, ha lavorato con Bertolucci, e poi c\'è stato Ridley Scott, la candidatura all\'Oscar per Gladiator..... \"Volevo fare il regista, e ho scoperto che il montaggio altro non è che l\'ultima e la più importante fase della regia\". Quella che - come ha spiegato David Mamet - decide se la storia è comprensibile, se l\'intreccio è coinvolgente, quando lo spettatore deve stare col fiato sospeso e quando la tensione si deve sciogliere. È da questo che dipende alla fine il successo di un film. Pietro non nasconde di aver dato una grande mano a Ridley Scott e di essersi dannato per azzeccare il ritmo giusto e organizzare la coerenza interna di un film difficile. In Black Hawk Down si vede una singola azione di guerra che si svolge nel giro di una manciata di ore, sparatorie, combattimenti, angoli oscuri e poi ancora sparatorie combattimenti ... è stata durissima\" In tutta quella confusione ha trovato gli spazi che permettono allo spettatore di farsi qualche idea sulla storia e sui personaggi che vengono raccontati. \"Ci tenevo che si capisse che la guerra non è solo eroismo, ma anche disperazione, distruzione e morte\". Perché Pietro è anche una bella persona, affabile, con tanti registi e attori importanti che lo chiamano per nome e gli vogliono bene. Gli vogliono bene anche i suoi amici svizzeri che però la notte degli Oscar ci sono rimasti male: ma perché viva l\'Italia?  
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