La Pantera Rosa

Steve Martin entra a pieno titolo nella leggenda della Pantera Rosa. Era il 1963 e Peter Sellers vestiva i panni dell’imbranato ispettore Clouseau. A quarant’anni di distanza dal primo episodio, avviene il passaggio di testimone e “La Pantera Rosa” di Shawn Levy s’inserisce nella tradizione inaugurata da Blake Edwards.

Parigi. L’ispettore Clouseau (Steve Martin) è alle prese col caso più importante che abbia mai dovuto affrontare. Durante i festeggiamenti per la vittoria della nazionale di calcio francese contro quella cinese, l’allenatore Yves Gluant viene colpito da una freccetta avvelenata. Nel caos generale, l’anello con diamante dal valore incalcolabile, denominato ‘Pantera Rosa’, scompare misteriosamente. Clouseau e il suo assistente, un risoluto e stoico gendarme di nome Gilbert Ponton (Jean Reno), seguiranno un complicato groviglio d’indizi che li porterà prima in giro per Parigi, poi a New York.

E’ sempre difficile fare confronti coi grandi del passato. A metà strada fra i tempi moderni e le atmosfere della Parigi anni Sessanta, il film di Levy rispetta il modello e lo rielabora. Buona parte del merito va al talento di Steve Martin, giullare esperto dai tempi comici ampiamente collaudati. “La Pantera Rosa” è anche il risultato di un bel lavoro d’equipe. Ottima la scelta degli attori, ben amalgamati gli uni con gli atri. In particolare, funziona alla perfezione il duo Martin-Reno: l’uno inconsapevolmente goffo e pasticcione, l’altro osservatore attonito dei fatti.        

Altro pezzo forte della commedia brillante è Kevin Kline, che interpreta il ruolo dell’ispettore capo Dreyfus: comico nei momenti più opportuni e ‘pulito’ sia nella recitazione che nel disegno generale del suo personaggio.

Senza fare confronti col glorioso passato legato al nome di Edwards, “La Pantersa Rosa” di Levy è l’ultimo esempio di commedia americana ben confezionata e ben riuscita. Complice Parigi, complice il buon affiatamento di tutto il cast.