Cosmopolis

Cosmopolis

Ambientato in un futuro non troppo distante, "Cosmopolis" è un dramma che esplora le conseguenze del capitalismo in una società ormai al tramonto, in cui i valori umani sono stati definitivamente oscurati. Il protagonista Eric Packer è un giovane miliardario depresso, alle prese con bizzarri incontri e situazioni grottesche nel momento in cui decide di attraversare Manhattan nella sua limousine super lusso per andarsi a tagliare i capelli dal vecchio barbiere del padre. Tratto dal romanzo di Dom De Lillo.

VALUTAZIONE FILM.IT
TITOLO ORIGINALE
Cosmopolis
GENERE
NAZIONE
Stati Uniti
REGIA
CAST
SITO UFFICIALE
DISTRIBUZIONE
01 distribuzione
DURATA
105 min.
USCITA CINEMA
25/05/2012
ANNO DI DISTRIBUZIONE
2012

L'ultramilionario Eric Packer, giovane lupo di Wall Street, si sveglia con l'unica urgenza di aggiustare il proprio taglio di capelli e, a bordo della sua limousine attraversa Manhattan da est a ovest - non una grande distanza, insomma - in un giorno di tilt urbano dovuto alla visita del Presidente, alle relative manifestazioni e ad un corteo funebre. Il tragitto si trasforma in una simbolica e mortifera odissea dentro le ossessioni e le pulsioni di Eric, diviso tra un desiderio interno di distruzione e una minaccia esterna di aggressione.

Riadattare un romanzo di Don DeLillo è un po' come sfidare l'andamento dello yuan. “Cosmopolis”, con il suo paradosso temporale e la sua carica metaforica era davvero poco disponibile a riversarsi sullo schermo. Il potere visionario di David Cronenberg, almeno sulla carta, era l'unica forza in grado di caricarsi sulle spalle una simile sfida.

La limousine-placenta, acusticamente isolata, che scivola lenta nelle strade come un mouse lasciando che l'apocalisse si succeda in una proiezione piatta di eruzioni urbane sugli schermi-finestrini; la riduzione di una società al cancro di speculazioni finanziarie incorporee; la fusione patologica tra reale e virtuale; l'esplosione e il congelamento del tempo e l'oppressivo senso di morte, sembravano elementi perfetti, pronti a combinarsi con il cinema più metafisico e nichilista di Cronenberg. Le attese insomma erano altissime, e come spesso accade, destinate ad infrangersi.

Se la forza visiva del film - il fascino conturbante della limousine che diventa un guscio e una via di accesso alla mente del protagonista - mantiene la presa, almeno nel primo contatto con il film, l'attrattiva viene mano mano inghiottita da un senso di artificio difficile da dissipare.

Ovvio, verrebbe da pensare, la materia è fluida, l'oggetto intangibile. Sarà questo il problema. E invece no. L'occhio di Cronenberg riesce a coglierla e a fermarla come uno stregone. No, il guaio sono i dialoghi, prolissi, sghembi, stratificati in modo caotico. Una prova anche per il più attento degli spettatori. E' come girare a vuoto intorno al nocciolo della questione, senza mai sviscerarla. Un atteggiamento urticante e snob. La scelta di invadere verbalmente lo schermo, oltre ad essere rischiosa di per sé, imporrebbe poi perlomeno la convocazione di un interprete raffinatissimo, enigmatico, magnetico e anche in questo caso: errore.

Robert Pattinson è sicuramente una decisione insolita e intrigante in termini commerciali e in termini artistici. Ma più che per i meriti dell'attore, in “Cosmopolis” il suo reclutamento finisce per ridursi ad una decisione visiva. Pattinson è - sempre sulla carta - l'incarnazione della bellezza, della gioventù, della ricchezza, della forza rampante del capitalismo. L'oggetto perfetto da smembrare.

…Sulla carta, appunto.

di Ludovica Sanfelice