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Cosmopolis
![Cosmopolis Cosmopolis](http://www.film.it/typo3temp/pics/9d0d2e8a28.jpg)
Ambientato in un futuro non troppo distante, "Cosmopolis" è un dramma che esplora le conseguenze del capitalismo in una società ormai al tramonto, in cui i valori umani sono stati definitivamente oscurati. Il protagonista Eric Packer è un giovane miliardario depresso, alle prese con bizzarri incontri e situazioni grottesche nel momento in cui decide di attraversare Manhattan nella sua limousine super lusso per andarsi a tagliare i capelli dal vecchio barbiere del padre. Tratto dal romanzo di Dom De Lillo.
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L'ultramilionario Eric Packer, giovane lupo di Wall Street, si
sveglia con l'unica urgenza di aggiustare il proprio taglio di capelli
e, a bordo della sua limousine attraversa Manhattan da est a ovest - non
una grande distanza, insomma - in un giorno di tilt urbano dovuto alla
visita del Presidente, alle relative manifestazioni e ad un corteo
funebre. Il tragitto si trasforma in una simbolica e mortifera odissea
dentro le ossessioni e le pulsioni di Eric, diviso tra un desiderio
interno di distruzione e una minaccia esterna di aggressione.
Riadattare un romanzo di Don DeLillo è un po' come sfidare l'andamento dello yuan. “Cosmopolis”,
con il suo paradosso temporale e la sua carica metaforica era davvero
poco disponibile a riversarsi sullo schermo. Il potere visionario di David Cronenberg, almeno sulla carta, era l'unica forza in grado di caricarsi sulle spalle una simile sfida.
La limousine-placenta, acusticamente isolata, che scivola lenta nelle
strade come un mouse lasciando che l'apocalisse si succeda in una
proiezione piatta di eruzioni urbane sugli schermi-finestrini; la
riduzione di una società al cancro di speculazioni finanziarie
incorporee; la fusione patologica tra reale e virtuale; l'esplosione e
il congelamento del tempo e l'oppressivo senso di morte, sembravano
elementi perfetti, pronti a combinarsi con il cinema più metafisico e
nichilista di Cronenberg. Le attese insomma erano altissime, e come
spesso accade, destinate ad infrangersi.
Se la forza visiva del film - il fascino conturbante della limousine che
diventa un guscio e una via di accesso alla mente del protagonista -
mantiene la presa, almeno nel primo contatto con il film, l'attrattiva
viene mano mano inghiottita da un senso di artificio difficile da
dissipare.
Ovvio, verrebbe da pensare, la materia è fluida, l'oggetto intangibile.
Sarà questo il problema. E invece no. L'occhio di Cronenberg riesce a
coglierla e a fermarla come uno stregone. No, il guaio sono i dialoghi,
prolissi, sghembi, stratificati in modo caotico. Una prova anche per il
più attento degli spettatori. E' come girare a vuoto intorno al nocciolo
della questione, senza mai sviscerarla. Un atteggiamento urticante e
snob. La scelta di invadere verbalmente lo schermo, oltre ad essere
rischiosa di per sé, imporrebbe poi perlomeno la convocazione di un
interprete raffinatissimo, enigmatico, magnetico e anche in questo caso:
errore.
Robert Pattinson è sicuramente una decisione insolita e intrigante in termini
commerciali e in termini artistici. Ma più che per i meriti dell'attore,
in “Cosmopolis” il suo reclutamento finisce per ridursi ad una
decisione visiva. Pattinson è - sempre sulla carta - l'incarnazione
della bellezza, della gioventù, della ricchezza, della forza rampante
del capitalismo. L'oggetto perfetto da smembrare.
…Sulla carta, appunto.
di Ludovica Sanfelice