Biennale Venezia 2013
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Philomena – La nostra recensione

La toccante commedia di Stephen Frears è il miglior film visto finora a Venezia

Philomena

31.08.2013 - Autore: Marco Triolo
Ci voleva Stephen Frears per tirare giù finalmente le pareti della Sala Darsena al Lido di Venezia. Dopo tre giorni di festival, sembrava ci dovessimo accontentare di un'infornata di pellicole tra il carino e il deludente, con la sola eccezione del film di apertura, Gravity, che però è fuori concorso. E diciamo che dopo la visione di Philomena tutti potremmo improvvisarci bookmaker.
 
La commedia di Frears, basata su una storia vera, racconta di un ex politico dell'amministrazione Blair caduto in disgrazia (Steve Coogan) che, nel tentativo di ravvivare la sua carriera giornalistica, accetta di aiutare un'anziana irlandese (Judi Dench) a rintracciare suo figlio, dato in adozione contro la sua volontà cinquant'anni prima, quando la donna viveva in un convento di suore. Quella che sembrerebbe giusto la premessa per una puntata di Carramba che sorpresa è invece il pretesto per un film impeccabile, che riesce allo stesso tempo a commuovere, far ridere di gusto e sorprendere con i suoi numerosi colpi di scena e cambi di direzione.
 
Il cuore del film è Judi Dench, che dopo questo exploit ci mancherà ancora di più nel ruolo di M nella saga di James Bond. Dama Dench sfodera tutto il suo carisma e la dolcezza di cui dispone, dando vita a una vecchietta adorabile quanto forte, che respira davvero e non sembra essere intrappolata nel mondo di celluloide. Sua perfetta controparte è Steve Coogan, un attore che esprime pienamente le potenzialità dello humour britannico. Tra loro scatta istantaneamente un'alchimia micidiale, affilatissima, che prende vita grazie ai dialoghi frizzanti che i due si scambiano, scritti dallo stesso Coogan insieme a Jeff Pope.
 
Frears gira con trasporto e non manca mai di sottolineare quanto ami questi due personaggi così reali, combinando registri diversi - dalla commedia al dramma - senza mai scadere nelle facili scorciatoie per strappare qualche lacrima in più. Le relazioni tra i protagonisti e le loro personalità sono talmente ben delineate, che quando la lacrima arriva è sempre guadagnata.
 
Si esce dalla sala con la voglia di incontrare Philomena di persona, abbracciarla e chiederle se voglia farci da nonna adottiva. Non ci stupirebbe vedere, tra una settimana, Judi Dench salire sul palco per ritirare la Coppa Volpi.

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