Biennale Venezia 2013
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L'arbitro: il fischietto di Stefano Accorsi alla partita del giudizio

A Venezia le Giornate degli Autori aprono con l'affascinante commedia di Paolo Zucca

27.08.2013 - Autore: Pierpaolo Festa, da Venezia



Stefano Accorsi
come non lo avete mai visto. A cominciare dal bianco e nero che lo inquadra sullo schermo fino ai soli vestiti di scena: una tuta nera e un fischietto. Eccolo piegato verso il crocifisso a pregare per il suo destino. Qualche minuto dopo lo vediamo in una piscina a tramare intrighi per cambiare il suo futuro. Il suo arbitro sembra quasi uno di quei gangster con tanto di dimensione spirituale e ambizione cieca. Le intenzioni però sono tutt'altre e dietro l'angolo arriva una virata verso il grottesco.

Diciamo la verità, si contano sul palmo di una mano i film italiani che. visti nel corso di una intera stagione cinematografica. finiscono per essere memorabili. A Venezia ce n'è già uno. L'arbitro, che alla Mostra apre la sezione Giornate degli Autori.

Ambientato nella Sardegna rurale, il film di Paolo Zucca ricorda molto le atmosfere apocalittiche portate al cinema e in TV da Ciprì e Maresco. Una parabola ironica in cui Accorsi fa un ottimo lavoro nello scatenare la poca simpatia del suo personaggio, e allo stesso tempo portarlo nelle grazie di chi sta a guardare: “Il mio è un arbitro estremamente intransigente – racconta l'attore – Un uomo profondamente ambizioso che a un certo punto chiede una mano alla persona sbagliata”.

Calciopoli riecheggia nelle immagini del film. Solo in superficie, perché la creazione del regista punta più in alto: “Questo arbitro, in qualche modo, è una figura cristologica - afferma Zucca – La sua partita finale è come il giudizio universale. Un evento in cui tutte le colpe trovano espiazione o perdono. E' lui il capro espiatorio, il Cristo sceso in Terra”. Il paragone calcio-religione era un'occasione troppo ghiotta da non cogliere al balzo: “Sapevamo che sarebbe stato divertente – ammette il regista – Prendete ad esempio le scene iniziali del film con l'arbitro che bacia i collaboratori come Cristo baciava i discepoli. Anche questi elementi li abbiamo basati su dei veri rituali calcistici”

Accorsi, sempre schivo, tiene però a precisare cosa lo ha affascinato di questo ruolo: “La prima volta che ho incontrato il regista, lui mi ha detto: 'Ti vorrei proprio proporre un film'. Non gli ho creduto. Poi ho capito che il caso ci aveva fatto incontrare: mi affascina sempre un autore determinato a raccontare qualcosa che gli viene da una parte intima quasi inesplorata. Una dose di incoscienza che ha a che fare con l'intimità di una persona”.

Una volta lasciata la sala, ci si ricorda della mimica dell'attore sul campo di calcio, una vera e propria danza: “Volevamo che Stefano ballasse come Mel Gibson in What Women Want – continua il regista – questa era la vera sfida del personaggio. Sin dall'inizio è un uomo solo: ecco dunque come abbiamo provato a esplorare la sua personalità”.

Paragoni col Cristo ed echi di calciopoli a parte, la cosa certa su cui attore e regista concordano è che “Nessuno voleva farsi beffa del calcio – assicura Accorsi – anzi, soltanto un grande appassionato del pallone avrebbe potuto fare un film così”. E Zucca chiude: “Sì, questo è un atto d'amore verso il calcio”.

L'arbitro, in uscita il 12 settembre, è distribuito da Lucky Red.

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