Biennale Venezia 2013
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Eva Riccobono: un bicchiere di vino per ignorare George Clooney

La madrina di Venezia 70 rivela il vero obiettivo del suo incarico: meno glamour e più entusiasmo per i registi

28.08.2013 - Autore: Pierpaolo Festa, da Venezia
C'è stato un tempo in cui si diceva che per ogni passerella attraversata, Eva Riccobono portasse a casa un cachet da capogiro (secondo Wiki fino a ventimila euro a sfilata). Adesso, seduta davanti a chi scrive, sulla terrazza del palazzo del cinema di Venezia, la trentenne palermitana usa sempre il passato quando descrive quegli eventi, definendo la moda, il lavoro che le è capitato per caso. "Ero arrivata a un punto della mia vita in cui molti mi davano della matta: oggi non è più così. Oggi il mio lavoro è quello ho scelto: sono un'attrice".

Contrariamente a quanto si possa pensare, Eva non è affatto una donna glaciale. Piuttosto un'inarrestabile comunicatrice, dotata di cervello, bellezza ed entusiasmo. Una donna determinata a spiccare il volo all'interno di una nuova dimensione artistica. Lei che ama "entrare nei film" anche da spettatrice. Dopo aver parlato delle solite ansie da prestazione come volto di Venezia 70, la Riccobono taglia corto dicendo: "Penso che alla fine entrerò in scena dopo aver bevuto il classico bicchiere di vino. Lanciatissima. Chi c'è c'è, chi non c'è non c'è". Cosa accadrà dunque con George Clooney seduto in platea? "Con tutto il rispetto per gli attori, secondo me sono i registi gli artisti più interessanti...".

Qual è dunque il vero scopo della madrina della Mostra? "Nel mio caso vedere il maggior numero possibile di film. Non vorrei perderne nemmeno uno: dagli italiani, ai documentari a Kim Ki-duk che pare abbia realizzato il suo film più disturbante".

Per un momento la invitiamo a fare un viaggio nel tempo, fino alla pellicola che la ha commossa più di tutte: "Devo raccontarvi di quella volta che ho visto Titanic al cinema. Scoppiai in lacrime, gemendo. Uno di quei pianti rumorosi e forti con la gente accanto a me totalmente in imbarazzo". Le chiediamo se c'è un film che la disturba: "Non me ne viene in mente uno in particolare, però non ho paura di niente. Mi piacciono i film forti e reggo scene truculente: per scuotere me ce ne vuole...".

Il tempo con Eva scade, ma è inevitabile farle la domanda tradizionale che rivolgiamo a tutti: qual era il poster che aveva in camera da ragazzina? Risposta logica scandita in crescendo: "Non ne avevo nemmeno uno. Non li ho mai avuti: sono nata senza miti".
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