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I film italiani da Oscar

Alla scoperta dei 13 Oscar italiani per il Miglior film straniero

Ladri di biciclette

24.02.2014 - Autore: Marco Triolo
Ora che sono sedici anni che l'Italia non vince più un Oscar, sembra incredibile pensare che ci sia stata un'epoca in cui il nostro Paese era sempre tra i favoriti nella corsa alla statuetta per il Miglior Film Straniero. Era un'epoca in cui, effettivamente, la nostra produzione era migliore, più variegata, stilisticamente più complessa e al passo coi tempi. Ma soprattutto era l'epoca di Federico Fellini e Vittorio De Sica, un duopolio tendenzialmente infallibile.



Toccò proprio a Sciuscià di De Sica il primo Oscar onorario che l'Academy consegnò a un film straniero nel 1947. Da quell'anno si era deciso di premiare i film non in lingua inglese, ma fino al 1956 non sarebbe esistita la categoria moderna, e competitiva, del Best Foreign Language Film. Erano i membri dell'Academy che decidevano a priori a chi dare il premio. Negli anni seguenti, De Sica vinse ancora con Ladri di biciclette (1949), mentre nel 1950 Italia e Francia divisero un premio con la co-produzione Le mura di Malapaga di René Clément.

La storia della vera competizione italiana agli Oscar inizia dunque nel 1956: nel primo anno di vita della categoria ufficiale Miglior film straniero, vince Federico Fellini con La strada. È l'inizio del suddetto duopolio, interrotto solo nel 1970 da Elio Petri e Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto. Nel 1957 e nel 1963 Fellini vince ancora con Le notti di Cabiria e Otto e mezzo. Nel '64 torna a spuntarla De Sica con Ieri, oggi, domani. Dopo la vittoria di Petri nel '70, l'anno successivo tocca a Il giardino dei Finzi-Contini, ancora di De Sica. Il 1974 conclude la gara e il duopolio con Amarcord di Fellini. Lo stesso anno, scompare Vittorio De Sica.



L'Italia non vince più per quindici anni. È un momento di crisi del nostro cinema, che, specialmente tra anni Ottanta e Novanta, perde lo slancio di un tempo. Manca un ricambio vero e proprio, la televisione prende il sopravvento. Si fatica a produrre opere di valore internazionale, e tocca aspettare fino al 1989 perché il nostro Paese torni a trionfare con Nuovo cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore. È quasi doppietta con Mediterraneo di Gabriele Salvatores, che vince nel 1991.

Poi, più niente per altri sette anni fino al “caso” Benigni, che con La vita è bella conquista l'America e vince, oltre all'Oscar per il Miglior film straniero, anche quello per le musiche (Nicola Piovani) e soprattutto per il Miglior attore protagonista. Una cosa molto rara, se si pensa che oltre a lui, solo altri cinque attori hanno vinto nella categoria per ruoli non in lingua inglese nella storia degli Oscar (una di questi fu Sophia Loren per La ciociara, nel 1961).



Stacco a sedici anni dopo: dopo una serie di occasioni mancate, l'Italia è nuovamente favorita con La grande bellezza di Paolo Sorrentino. È forse un po' azzardato dibattere se si tratti o meno di un segnale della rinascita artistica del nostro Paese, ma una cosa è certa: non possiamo che fare il tifo.