Festival del cinema noir 2013
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Intervista: il fascino diabolico di Lambert Wilson

L'attore francese interpreta Mefistofele nell'interessante Vinodentro

14.12.2013 - Autore: Pierpaolo Festa
Woody Allen direbbe che si sente odore di zolfo nel momento in cui ci si ritrova davanti a Lambert Wilson. Una battuta, ovviamente, ma anche puro potere della suggestione: una pensiero dovuto ai tanti ruoli di personaggi poco raccomandabili che ha interpretato per il grande schermo.

Nella vita questo splendido cinquantacinquenne non vede l'ora di parlare dell'amore per il suo mestiere - scaturito da una passione per la recitazione britannica - e di farci sentire il suo italiano perfetto. Lo incontriamo in occasione della presentazione di Vinodentro al Courmayeur Noir in Festival, dove la pellicola di Ferdinando Vicentini Orgnani è stata presentata in Concorso. Il film, un noir surrealista, raffinato, a tratti spassoso e a tratti folle, vede Wilson nel ruolo del misterioso "Professore", vero e proprio diavolo che corrompe il protagonista offrendogli ricchezza, fama e donne: "Una creatura molto simile a Mefistofele in Faust. Nel film lo vediamo un po' intellettuale e un po' filosofo: un uomo molto calmo in grado di sedurre il suo interlocutore".


Lambert Wilson è "Il professore" in Vinodentro

Lambert, era la prima volta che recitava in italiano?
Sì, mai nella vostra lingua. Ma non era la prima volta che lavoravo con produzioni italiane: avevo recitato con Claudia Cardinale in La Storia di Comencini e ho anche girato in Italia diversi film francesi. Sono pazzo del vostro Paese, a volte penso che dovrei passare la mia vita qui da voi. Ogni volta che passo la frontiera mi sento a casa: vado spesso a Milano, perché i miei più cari amici sono milanesi.

Ancora una volta interpreta un personaggio poco raccomandabile. Un nuovo cattivo. Ha una fascinazione per questi ruoli o semplicemente continuano a proporglieli?
I cattivi sono molto interessanti: io ho provato a fare il protagonista carino, gentile e sportivo, ma finisce che mi annoio sempre! Perché in quel caso non c'è alcuna recitazione, presti solo il tuo corpo a un personaggio. A me, invece, piace sempre cercare nuove cose complicate da fare. Dunque penso che il cattivo comporti un rischio, perché quasi sempre vieni odiato dal pubblico. Non è una cosa facile. Penso spesso a geni come George Sanders che ha sempre scelto questi ruoli e ne soffriva perché alla fine si faceva odiare dal pubblico.

E' interessante vederla in un progetto tutto italiano. Come mai per una volta ha preso una pausa dal cinema francese o da quello oltreoceano?
Sto attento alla carriera che sto costruendo. Non sono molto interessato allo star-system, preferisco incontrare e conoscere nuovi registi. Considero il mio lavoro come artigianato: la cosa più importante per me è recitare, perché mi permette di comunicare e apprendere delle cose sulla vita. Il fatto di parlare le lingue di certo aiuta a espandere il mio raggio d'azione: di solito io sono uno che ha poca memoria, ma non per le lingue perché le amo. Perché mi permettono di comunicare. Dunque se un regista italiano mi propone una cosa diversa e la possibilità di fare un personaggio diverso, allora per me è già importante. Anche io vivo l'incubo dell'attore, quello di ripetermi e rimanere intrappolato in un personaggio. Ho studiato teatro in Inghilterra, dove mi hanno insegnato come diventare un'altra persona. I francesi spesso recitano la parte di se stessi, io voglio sempre cambiare ed evolvermi.


Wilson e Daniela Virgilio: i protagonisti di Vinodentro al Courmayeur Noir in Festival

C'è un po' di natura outsider nelle sue parole. Dunque qual è lo stereotipo del cinema francese?
Il fatto che i francesi sono ossessionati da se stessi: dopo la Nouvelle Vague abbiamo sviluppato la questione del regista autore. Oggi siamo autoreferenziali. Per questo è molto difficile per i registi scrivere delle storie originali. Finisce sempre che parlano delle loro storie e delle loro vite: non osano uscire da quei limiti che conoscono molto bene. Gli americani, invece, hanno più soldi e possono permettersi di rischiare di più. Per questo fanno film che attraversano tutti i generi. Purtroppo il mercato francofono è ridotto. Mi capita sempre di leggere tanti copioni che parlano degli stessi temi: la vita, la moglie, l'amante. Poi, come voi con voi in Italia, anche noi francesi abbiamo un tipo di commedie volgari che hanno un successo enorme. Sempre più nomi della stand-up comedy vengono spinti davanti la macchina da presa. è una cosa pazzesca.

Vorrei chiederle della sensazione che si prova quando - nonostante gli sforzi sul set - un film viene fuori in maniera poco soddisfacente: lei, ad esempio, ha interpretato Catwoman, una pellicola massacrata ovunque nel mondo...
Capita tante volte di fare un film per il quale abbiamo una speranza e un sogno che alla fine diventa una cosa brutta. La storia di Catwoman è tipica di un problema americano: all'inizio era stato concepito come film da quaranta milioni di dollari. Un budget tutto sommato normale considerati gli standard di Hollywood. Era un copione interessante, ironico e cattivo. Poi hanno chiamato Halle Berry e Sharon Stone. Improvvisamente il budget si è alzato a cento milioni di dollari. Quando fai un titolo da cento milioni, tu produttore vuoi essere sicuro che il film piaccia a uomini, donne e bambini. Che le famiglie lo adorino. Sei dunque costretto ad abbandonare i rischi della scrittura per incontrare il supporto di tutto il pubblico. Ecco cosa è successo a Catwoman, che per un problema di budget è diventato un film banale.


Uno dei ruoli più celebri dell'attore: quello del Merovingio, sposato a Monica Bellucci nella serie Matrix

Chiudiamo con la domanda tradizionale: qual era il poster che aveva in camera da ragazzino?
Nessun film, ero pazzo dei cavalli! Però se avessi avuto quello di un film, sarebbe stato L'altra faccia dell'amore di Ken Russell, che mi aveva fulminato quando lo avevo visto al cinema a quattordici anni. Andavo tanto al cinema a quell'età e i miei idoli erano attori inglesi che oggi sono stati dimenticati: Dirk Bogarde, Alan Bates, Glenda Jackson e Julie Christie.


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