Festival del cinema noir 2013
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Dante Spinotti: "Adoro lavorare con lo scienziato Michael Mann"

Intervista al maestro: il direttore della fotografia torna in Italia per Vinodentro

16.12.2013 - Autore: Pierpaolo Festa
Courmayeur - C'è un'inquadratura particolare in quel capolavoro che è Heat - La sfida. Il rapinatore interpretato da Robert De Niro entra con la sua auto in una galleria: ce l'ha praticamente fatta a sfuggire al poliziotto Al Pacino e un jet privato lo sta aspettando in aeroporto. Arrivato a metà del tunnel la luce dei neon gli illumina il volto e acceca lo spettatore per un solo secondo. E' in quel momento che Michael Mann sembra voler accarezzare il personaggio prima di fargli prendere la decisione che lo porterà alla fine della sua vita.


L'inquadratura in questione di Heat - La sfida

Quell'inquadratura è stata orchestrata da Dante Spinotti: "Stavamo girando vicino al porto di Los Angeles. è stata una cosa casuale la scena della galleria. Una magia, una di quelle cose inaspettate che adesso non accadono più. Se quella scena l'avessimo girata oggi ci sarebbero stati i monitor sulla macchina trainante e avremmo potuto assicurarci che tutto fosse esattamente come si voleva che fosse. All'epoca, invece, non disponevamo della tecnologia di oggi e ci accorgevamo delle sorprese soltanto in sala di proiezione. Avevamo girato tutta la notte quella volta: notammo l'inquadratura solo il mattino dopo".

Spinotti ha illuminato i grandi set di Hollywood. Il direttore della fotografia recentemente è tornato a lavorare nella sua patria in occasione di Vinodentro, presentato in Concorso al Noir in Festival. Lo incontriamo proprio a Courmayeur: "L'ultima volta che ho lavorato in Italia risale al 2002 in occasione di Pinocchio di Benigni. Il lavoro su Vinodentro è capitato per ragioni di amicizia".


Il maestro Dante Spinotti

Parliamo di quello che ci ha raccontato a proposito di Heat - La sfida: le manca dunque questo aspetto magico del suo lavoro?
Mi manca parecchio. Oggi la magia non esiste: il modo di fare cinema è cambiato nel momento in cui è stato possibile vedere quello che facciamo direttamente sul set. Un po' come musicisti, scrittori e pittori. Ho nostalgia per quel periodo, quando eravamo dei "poveri cristi" in giro con gli esposimetri e ci chiedevamo dopo ogni ciak: "Chissà come si vedrà? Speriamo bene!".

Mi piacerebbe continuare a parlare della sua collaborazione con Michael Mann. Mi conferma la sua precisione ossessiva per questo mestiere? Anche lei è così? Come vi relazionate sul set?
Ho fatto cinque film con Michael Mann. E ancora oggi, parliamo molto poco quando giriamo il film. Il suo è un cinema di estrema concentrazione portato a livelli di trascendenza: Michael prepara tutto prima. Vuole avere un controllo molto alto e per questo distribuisce note a tutti costantemente. Adoro lavorare con lui perché è uno scienziato. Trasforma il cinema in scienza, cosa che pochi altri fanno.

C'è un film tra i cinque che ha fatto con Michael Mann che le sta più a cuore?
Piuttosto c'è un elemento nostalgico per quel periodo alla fine degli anni Ottanta. Ricordo che sul set di Manhunter - Frammenti di un omicidio a un certo punto abbiamo usato pallottole vere per la scena in cui Dolarhyde spara a un candelabro. L'attore aveva un fucile vero e uno dei proiettili colpì il camion di quelli degli effetti speciali, forandolo da parte a parte. A quel punto gli addetti agli effetti ci hanno abbandonati. Ricordo ancora quell'ultima notte di riprese a inventarci gli effetti in macchina, facendo muovere l'attore o simulando i suoi movimenti con la camera. Erano tempi un po' folli. L'età ci permetteva di essere un po' più matti. Oggi quello è uno dei film più importanti e più belli a cui ho mai lavorato.


Il killer Dente di fata in Manhunter - Frammenti di un omicidio

E' interessante sentirla definire Mann come uno scienziato più che un artista...
Non credo che noi del cinema siamo degli artisti: "arte" è una definizione piuttosto complicata. Siamo al massimo dei buoni artigiani. E siamo troppo dipendenti dalle decisioni di altri per essere degli artisti individuali. Eppure, siamo d'accordo che un film può diventare un'opera d'arte. Ma è necessario capirsi tutti durante la preparazione.

C'è dunque un film che Dante Spinotti sogna di fotografare ma che non ha mai fatto fino ad ora?
Mi piace molto l'ombra. Sogno di fare un film dove non si illuminano i volti degli attori. La luce andrebbe solo negli ambienti. Purtroppo a Hollywood non si può fare per ovvie ragioni. Quando un assistente mi chiede: "Secondo te su chi dovrei tenere il fuoco, su questo personaggio o sull'altro?". Io devo rispondergli: "Metti a fuoco quello che guadagna di più!"


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