Festival del cinema noir 2013
NOTIZIE

Courmayeur: Wakolda, Josef Mengele in Love

Dall'Argentina un thriller psicologico morboso e affascinante

Wakolda

12.12.2013 - Autore: Marco Triolo, da Courmayeur
Le Ande come le Alpi, immobili muri rocciosi che guardano dall'alto, senza giudicare, una vicenda morbosa e inquietante. Lo sfondo di Wakolda può essere visto come una metafora di ciò che la regista e sceneggiatrice Lucia Puenzo chiede ai suoi spettatori: guardare senza giudicare.

Wakolda, tratto da un romanzo della stessa Puenzo, racconta la storia di una famiglia argentina che si fa pian piano affascinare da un medico tedesco conosciuto per caso in Patagonia. Quel medico si chiama Josef Mengele (Alex Brendemühl), anche se ovviamente nessuno della famiglia ne è a conoscenza. Mengele, sotto falso nome, si fa ospitare nel loro hotel e sviluppa un rapporto ambiguo con la figlia dodicenne di Enzo ed Eva, Lilith (Florencia Bado). La ragazza dimostra meno anni di quelli che ha e non è ancora entrata nell'età dello sviluppo. Mengele studia per lei una cura genetica, ma presto si affacciano degli effetti collaterali...

La forza di Wakolda sta nella capacità della Puenzo di tradurre un testo letterario senza ricorrere ai dialoghi, anzi, utilizzando al meglio gli strumenti del cinema. In questo modo, il rapporto ambiguo e morboso tra Mengele e Lilith – non si capisce se lui la ami o la veda come una figlia, oppure ancora se la ammiri semplicemente da un punto di vista di studioso di genetica – è tutto giocato sugli sguardi e la gestualità degli attori. L'ossessione del dottore per lo studio dell'essere umano è resa in maniera intelligente con la metafora delle bambole prodotte da Enzo (tra cui la Wakolda del titolo) che, su suggerimento dello stesso Mengele, diventano via via più realistiche, con tanto di cuore meccanico e capelli umani. Così, senza troppe spiegazioni, capiamo il punto di vista distaccato di uno dei più deprecabili criminali di guerra della storia.

Visivamente eccelso, il film fa buon uso dei grandi spazi della Patagonia, alternandoli a riprese in interni che sottolineano come, nonostante la terra immensa al di fuori, i personaggi siano in fondo soli, isolati e intrappolati in logiche malate che avrebbero dovuto morire con la fine della guerra, e invece esistono ancora. Il finale è aperto, ma non poteva essere altrimenti visto che Mengele non fu mai catturato e morì nel 1979 in Brasile. Questo consente alla Puenzo una interessante struttura circolare, con il film che si apre e chiude con l'arrivo di un idrovolante sul lago davanti al quale sorge l'albergo. Un po' di maggiore chiarezza narrativa avrebbe giovato a una conclusione leggermente caotica, ma tutto sommato Wakolda è un thriller psicologico riuscito.

Film.it è Web Partner del Courmayeur Noir in Festival. Siamo in prima linea, e vi porteremo news, recensioni e interviste dalla manifestazione valdostana. Seguite il nostro speciale.