Festival del cinema noir 2013
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Courmayeur: Devil's Knot apre il concorso e convince

Il film di Egoyan piatto forte di una serata aperta con il concerto de L'Orage

Colin Firth in Devil's Knot<br>

11.12.2013 - Autore: Marco Triolo, da Courmayeur
Come da programma, è dedicata a Nelson Mandela l'apertura della XXIII edizione del Courmayeur Noir in Festival. La platea, accorsa per assistere al concerto del gruppo folk rock valdostano L'Orage, ha assistito a una proiezione di alcuni minuti del film Il colore della libertà – Goodbye Bafana, sentito omaggio presentato dai direttori del festival Giorgio Gosetti e Marina Fabbri.

Flashback. La serata inizia con la già citata esibizione de L'Orage, band locale che ha da poco ottenuto un contratto con Sony e ha pubblicato l'album L'età dell'oro. Il pubblico si scalda e partecipa, grida e batte le mani. A chi è abituato ai festival pomposi e formali, la serata serve soprattutto per capire quanto il Noir di Courmayeur sia diverso: qui le proiezioni sono aperte al pubblico e gratuite, perciò in sala c'è tanta gente del posto e tanti altri giunti apposta per godere di un po' di buon cinema.



Che arriva subito dopo l'omaggio a Mandela con il film di apertura del festival, Devil's Knot – Fino a prova contraria di Atom Egoyan. La pellicola, presentata in concorso, è interpretata da Colin Firth, Reese Witherspoon, Alessandro Nivola, Bruce Greenwood e la rising star Dane DeHaan, e tratta di un famoso caso di cronaca nera americano: nel 1993, tre bambini vengono brutalmente uccisi a West Memphis, Arkansas. I loro corpi vengono trovati in un fiume, braccia e gambe legate con i lacci delle loro scarpe. La polizia indaga male e superficialmente, e alla fine sono accusati e condannati tre adolescenti locali. Ma un investigatore privato (Firth) non crede alla versione ufficiale, e inizia un'indagine parallela.

Sfruttando la classica struttura del legal thriller, Egoyan racconta una storia cupa, opprimente, il lato più oscuro dell'America bigotta e ignorante, pronta a una caccia alle streghe irrazionale appena viene evocata la parola “satanismo”. Tra le righe di un film dall'impostazione non troppo originale, si legge dunque una riflessione su come le paure più ancestrali possano trasformare ancora oggi l'Uomo in un animale mosso solamente da istinto di conservazione. E c'è anche il non banale discorso sull'allarmismo legato ai culti satanici, la cui esistenza non è stata mai dimostrata. Una lezione che vale anche per il nostro Paese, dove casi di cronaca come quello delle Bestie di Satana hanno generato mostri più inquietanti dei casi stessi: articoli di giornale e servizi TV schierati, che hanno diffuso disinformazione, luoghi comuni (sui “giovani d'oggi”, sulla musical metal) e paura anziché attenersi ai fatti.



Il film, a tratti, rischia di impantanarsi in una narrazione un po' lenta, ma la capacità di Egoyan di creare atmosfera sopperisce al problema. Il regista crea alcune inquadrature potentissime, come la scena in cui le tre vittime designate si addentrano nel bosco, camminando con le biciclette a mano su una tubatura che fa da ponte sopra un ruscello. C'è dentro il più classico immaginario americano, ma anche un senso di orrore che non può non rimandare al capolavoro di Stephen King, It.

Witherspoon e Firth sono i motori della vicenda: entrambi danno grandi prove, la prima nei panni della madre di uno dei tre ragazzini uccisi, il cui punto di vista viene a poco a poco intaccato dalla mancanza di prove a sostegno dell'accusa. Il secondo, come detto, interpreta Ron Lax, un investigatore privato con alle spalle un divorzio, una persona silenziosa ma determinata, come nella migliore tradizione del noir. Come è giusto che sia nel film di apertura del Noir in Festival.

Devil's Knot sarà distribuito a maggio da Notorious Pictures.

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