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Supereroi per superautori

DAL "BATMAN" di Tim Barton a "SPIDER MAN" di Sam Raimi dilaga l'invasione dei fumetti al cinema.

Batlogo

05.06.2002 - Autore: Adriano Ercolani
Con levoluzione degli effetti speciali avutasi allinizio degli anni 70 allinterno soprattutto del cinema mainstream hollywoodiano, è stato più facile per le varie Major mettere i cantiere pellicole che avessero come protagonisti i grandi supereroi dei fumetti, a partire ad esempio dal famigerato Superman, portato sullo schermo da Richard Donner nel 1978. Il grande impatto che questi paladini della giustizia hanno da sempre avuto sullimmaginario collettivo, soprattutto americano, ha influenzato in parte tutta una serie di cineasti cresciuti allinsegna delle loro gesta; vi sono stati poi alcuni di loro che, avendo sviluppato una poetica ed una cifra stilistica tali da poter essere considerati a buon diritto autori nel senso pieno del termine, hanno avuto la possibilità di confrontare il proprio modo di fare cinema con queste figure quasi mitologiche, tentando di coniugare nei limiti del possibile eroe del fumetto, ricerca stilistica personale e soprattutto un progetto cinematografico destinato ad avere un grande impatto sul pubblico, e perciò di grande consumo. Il primo autore riconosciuto a tentare di portare sul grande schermo un super-eroe adattandolo alla propria personale poetica è stato il dark e romantico Tim Burton, che con Batman (id., 1989) ha creato uno dei più impressionanti mostri che la storia del recente cinema americano abbia conosciuto: un blockbuster da 60 milioni di dollari di budget, imperniato su una delle figure più popolari del fumetto di ogni tempo, trasformata però in una favola nera e funerea da uno dei cineasti più bizzarri ed originali della sua generazione. Risultato? Incassi da capogiro in tutto il mondo, ed uno dei pochi esempi di cinema fortemente commerciale che ha saputo però al suo interno inserire sprazzi di grande autorialità. Sotto questo punto di vista, Batman può essere visto come un film-spartiacque, in quanto ha aperto anche a cineasti più originali la possibilità di confrontarsi con le mega-produzioni, pur conservando la loro precisa identità. Perciò, in questo senso, lappena arrivato Spider Man (id., 2002) è in un certo senso il film che viene a coronare definitivamente questo nuovo orientamento delle Major americane. Affidare a Sam Raimi, uno dei registi più visionari e iperbolici degli ultimi anni, un progetto portentoso in cui prima molti registi già affermati avevano fallito (vedi James Cameron), è stato senza dubbio u tentativo di grande sagacia e di coraggio. Da parte sua, il giovane maestro splatter, autore di piccoli grandi cult-horror a basso budget, ha saputo trasportare in questo mega-film tutta la sua strabordante impronta visiva, ed il suo stravagante gusto per leccesso. Risultato? Spider Man sta battendo ogni record di incasso, ed una volta tanto anche la critica più maliziosa grida al capolavoro (non fu così per il film di Burton, altrettanto affascinante ma ancora incompreso). E cosa ci attende per il futuro? Il prossimo anno, nulla di meno che Hulk, diretto da Ang Lee. Non ci resta che aspettare fiduciosi...
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