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La forza di un cult

"Quarto Potere" e la forza di un cult

orson welles

12.04.2001 - Autore: Adriano Ercolani
Limpressione prodotta fu di sorpresa e sbalordimento. Non vi erano esempi di registi che, agli inizi della carriera, avessero dato simili prove di un genio impetuoso e singolare. [...] Welles ha la violenza irresistibile di una forza naturale, una forza della natura dominata dallintelligenza. Con queste parole, nella sua Storia del Cinema, Carl Vincent ha sottolineato limportanza del capolavoro di Orson Welles Quarto Potere (Citizen Kane, 1941). Il film è un momento di rottura rispetto al periodo in cui è stato concepito. A soli venticinque anni (la leggenda vorrebbe ventisei, che però sono letà che il regista aveva quando il film uscì), e al suo primo lungometraggio, Orson Welles ha riscritto in maniera personale e innovativa la grammatica cinematografica già vecchia di cinquantanni, dimostrando inequivocabilmente che il cinema possiede la forza e lo statuto di una lingua vera e propria, e della lingua ha la ricchezza e la complessità. Pensiamo alle regole ferree e didascaliche imposte dal sistema hollywoodiano classico che si era già affermato. Pensiamo al tipo di produzione dellepoca, come ad esempio Via Col Vento (1939), il capolavoro dell\'epoca. Una volta inquadrato il periodo in cui Quarto Potere è stato realizzato, ci accorgiamo come ogni singola parte del film sia un momento di superamento di ciò che ad esso era precedente. Pensiamo alla pratica del montaggio invisibile che si era imposta ad Hollywood in quegli anni, e dietro alla quale si cela tutta una precisa teoria estetica del fare cinema. Tale metodo di edizione consente allo spettatore la maggiore immedesimazione possibile, evitando qualsiasi sottolineatura cinematografica: il montaggio diventa neutro, non commenta mai la vicenda, così come non lo fanno tutti gli elementi cinematografici, dalla regia alla fotografia, dai costumi alla scenografia. E in questo periodo che vengono teorizzate precise scelte estetiche come il campo-controcampo ed il celeberrimo piano americano, esempi forse tra più famosi di neutralità. Maestri di tale pratica divengono autori come Frank Capra o William Wyler. Ebbene Welles, con questo lungometraggio desordio, sconvolge tutte le regole precedentemente imposte dalla pratica comune. La maggiore innovazione linguistica è forse luso stupefacente della profondità di campo allinterno dellinquadratura: grazie alla collaborazione col geniale direttore della fotografia Gregg Toland, lautore sperimenta per la prima volta il metodo del panfocus, un procedimento di fotografia che permette di mettere a fuoco sia i personaggi in primo piano che quelli sullo sfondo. In tal modo nella stessa immagine sono potuti entrare due o più personaggi presenti nella scena, o anche determinati oggetti. Grazie a questa novità, Welles elimina in un sol colpo la necessità del campo-controcampo, dotando il piano-sequenza di un preciso e definitivo statuto autoriale. Oltre a questo, il panfocus ha anche permesso la valorizzazione di determinati particolari secondo unimportanza drammatica prestabilita. Tale nuovo strumento ha naturalmente consentito ed impresso alla pellicola un nuovo ritmo visivo e narrativo, fatto di improvvise accelerazioni e di sottolineati rallentamenti. Il montaggio perciò tutto diventa tranne che invisibile, anzi determina senza discussione la presenza dellautore. Ma oltre che queste innovazioni tecniche, Quarto Potere rappresenta una svolta proprio per la sfrontata inesperienza con cui Welles usa il mezzo-cinema. Pensiamo alla fotografia del film, che si rifà decisamente alle teorie e pratiche dellespressionismo tedesco, ri-utilizzate però in maniera personale e non ortodossa. Laccentuata drammaticità impressa alla luce, e conseguentemente alloscurità, diventano cifra stilistica di molte scene dellopera. Lesempio più specifico di tale pratica è poi loriginalità di immergere nellombra i personaggi che parlano, e di esporre al contrario alla luce quelli che ascoltano. Tali scelte sono senza dubbio testimonianza di una volontà ferrea di riscrivere lestetica filmica contemporanea usando in maniera innovativa tutte le sue componenti. Sotto questo punto di vista, Citizen Kane è opera estremamente moderna, in quanto impone delle scelte personali ad una pratica comune di espressione cinematografica. E per questo motivo che si può parlare di questo film come di una pellicola che ha influenzato tutto il cinema che lo ha seguito, perché ha aperto la strada allautorialità allinterno del sistema codificato di regole imposte. Bisognerà attendere quasi quarantanni, fino cioè ad Apocalypse Now (1979) di Francis Ford Coppola, per assistere ad un altro, radicale sconvolgimento estetico e progettuale del cinema americano (e mondiale, di conseguenza). Ma questo è un altro discorso...
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