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JACK NICHOLSON, ICONA DEL CINEMA AMERICANO

Il curriculum di un mostro sacro

jack nicholson

14.04.2003 - Autore: Adriano Ercolani
Probabilmente Jack Nicholson non è lattore più amato dallindustria hollywoodiana, né tanto meno dalla critica internazionale. Non ha mai ostentato un suo metodo particolare di recitazione, né ha mai professato un suo attaccamento alla professione, a differenza di molte icone del cinema statunitense come Robert De Niro o Al Pacino. Se però scorriamo le tappe fondamentali della sua carriera, non possiamo non accorgerci di come sia proprio lui ad aver interamente attraversato, in maniera del tutto personale e proficua, gli ultimi trentanni di storia del cinema americano, lasciando anche più degli altri grandi attori una traccia indelebile. Già con i suoi primi ruoli da protagonista si è imposto come il nome di punta del panorama a cavallo tra la fine degli anni 60 e linizio dei 70, quando la vena contestatrice e di rinnovamento tematico si faceva sentire, ed in maniera influente, anche da Hollywood; pensiamo alle sue prove dattore in Easy Rider (id., 1969), Cinque Pezzi Facili (Five Easy Pieces, 1970), Conoscenza Carnale (Carnal Knowledge, 1971) o LUltima Corvée (The Last Detail, 1973, palma dOro come miglior attore), tutte pellicole che hanno rappresentato un momento di svolta allinterno del sistema mainstream. Per quanto riguarda Nicholson, soprattutto la sua splendida interpretazione del pianista di Cinque Pezzi Facili Robert Dupea, in crisi con sé stesso, con le persone che gli sono accanto e con la società che lo circonda, rappresenta una delle tappe fondamentali della sua carriera. Dopo questi lungometraggi, è arrivata la definitiva consacrazione nel capolavoro di Polanski Chinatown (id., 1974), dove interpreta jack Gittes, detective privato disincantato e romantico allo stesso tempo. Lanno dopo arriva per Nicholson il primo Oscar (dopo quattro nomination a vuoto) per quello che è forse il ruolo più famoso della sua carriera, è cioè il Randall Patrick McMurphy di Qualcuno Volò sul Nido del Cuculo (One Flew Over the Cuckoos Nest, 1975). Il film, che può essere considerato uno dei cult-movie degli anni 70, ha definitivamente imposto lattore come una delle figure più potenti e prestigiose del sistema mainstream. Dopo questo successo, Nicholson ha preferito non inflazionare la sua popolarità, concedendosi pochi film da protagonista come il bellissimo e sottovalutato Missouri (The Missouri Breaks, 1976) in cui recita accanto a Marlon Brando, oppure brevi ed intensi cameo, come ad esempio in Gli Ultimi Fuochi (The last Tycoon, 1976), Reds (id., 1981), o Voglia di Tenerezza (Terms of Endearment, 1983, secondo Oscar). Dopo la metà degli anni 80 il grande caratterista ha scelto di tornare a lavorare a pieno regime e sono arrivati altri grandi interpretazioni ed altre nomination allOscar, fino ad arrivare al successo planetario di Batman (id., 1989), in cui Nicholson interpreta in maniera stupefacente il perfido Joker, vero punto di forza del blockbuster di Tim Burton. Circola voce che per questa sua partecipazione al film abbia ottenuto alla fine, partecipando con una percentuale agli utili della pellicola, più di 60 milioni di dollari... Negli anni90 Nicholson ha di nuovo giocato al risparmio, centellinando le sue apparizioni in ruoli secondari ma di indubbio spessore ricordiamo Codice dOnore (A Few Good Men, 1992) oppure recitando in film diretti dai suoi più cari amici registi, come ad esempio Bob Rafelson, Sean Penn, Tim Burton o James L. Brooks; proprio con questultimo nel 1997 ha lavorato in Qualcosa è Cambiato (As Goos As It gets, 1997), deliziosa commedia che gli porta lundicesima candidatura allOscar (record per un attore) e la terza statuetta. I suoi duetti con Helen Hunt rendono questa pellicola una delle sophisticated comedy più intelligenti e riuscite degli ultimi anni. Dopo più di tre anni di silenzio, ecco che Nicholson torna protagonista di The Pledge (2000), noir diretto dallamico Sean Penn, opera che si presenta come una delle più interessanti presenti a questo festival di Cannes; alcuni addetti ai lavori parlano già di nuovo premio a Nicholson, le cui grandi performance di caratterista vengono ancor oggi lodate forse più in Europa che negli Stati Uniti.  
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