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Mammuccari, il re del trash

Le meccaniche televisive smascherate e reiterate dal Mammuccari di 'Mio fratello è pakistano' riscuotono consensi, nonostante la conduzione al sapor di amatriciana.

Teo Mammuccari

14.04.2005 - Autore: Seralisa Carbone
Non c’è dubbio: il pubblico italiano chiede solo verità. Sarà "l’effetto reality" di questi tempi impiccioni? Sarà che lo spettatore si è stufato di passare per il solito tontolone? Beh, il carosello è passato di moda da un pezzo e lo spettacolo, oggi, trova la sua residenza nella nuda e cruda verità. Se c’è, poi, un maestro della demistificazione formato tv, certamente porta il nome di Teo Mammuccari, non convenzionale conduttore di "Mio fratello è pakistano", poco raffinato smascheratore dei torbidi meccanismi della televisione.

Fin troppo franco, il caustico e rustico conduttore dalla lingua avvelenata tratta le vallette come quarti di manzo, aizza le nevrosi di improbabili opinionisti e corrompe gli animi più deboli con false promesse, come l’indimenticabile proposta indecente a Roberto da Crema: il taglio dei mitici baffi in cambio di un finto contratto di lavoro per otto puntate del programma, con l’unico proposito di rivelare al pubblico non tanto la corruzione quanto la corruttibilità.

Nonostante l’approccio sostanzialmente "rude" della conduzione di Mammuccari, è tuttavia da elogiare la profonda onestà intellettuale per un paio di trovate niente male, come il momento dell’ "imbecille", dedicato alle plastiche pose di un culturista dall’espressione non particolarmente avvincente, o quello del tormentone "www spegnete i Pooh", ad interpretare un bisogno collettivo di rottura con la solita intramontabile minestra riscaldata.

Televisione al chilo? Avvilente circo per spettatori dalle scarse pretese culturali? Il pubblico, meno tonto e più cosciente di quanto si creda, ha smesso di credere nell’intento educativo della tv e decide di premiare "Mio fratello è pakistano" per il suo valore emblematico e il consistente potere evocativo, rappresentazione cinica e piuttosto attendibile dell’infinita vanità del pianeta-spettacolo. Se la tv del buonismo e della finzione è ormai destinata all’estinzione definitiva, allora possiamo spiegarci la fortuna dei programmi di Mammuccari, risposta trash alla realtà trash del cuore trash della tv.



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