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Il cinema di Ang Lee

Il cinema di Ang Lee

Tigre e dragone

26.01.2001 - Autore: Adriano Ercolani
Nel panorama dei registi stranieri che lavorano a Hollywood la figura sui generis di Ang Lee rappresenta una specie di ibrido, una strana commistione tra due culture. Nato a Pingtung, nellisola di Taiwan, il 23 ottobre 1954, si diploma al National Taiwan College of Arts di Taipei nel 1975, e successivamente si trasferisce negli Stati Uniti, dove studia regia teatrale e produzione cinematografica. Ang Lee, sin dai suoi esordi cinematografici, è riuscito ad amalgamare la tradizione culturale orientale con il modo di fare spettacolo occidentale, o per meglio dire americano. I suoi primi due film, i pluri-premiati \"Xiyan\" (Banchetto di Nozze, 1993) e \"Yinshi Nan Nu\" (Mangiare, Bere, Uomo, Donna, 1994) possono essere già presi come esempi di una tradizione asiatica re-interpretata in base alle regole specifiche del cinema americano: soprattutto \"Xiyan\" risulta essere una perfetta miscela di studio sulle antiche usanze matrimoniali di una famiglia giapponese, filtrate però attraverso il modus della commedia degli equivoci hollywoodiana. Il secondo film, anche se più ancorato alla cultura orientale, non disdegna piccoli siparietti comici. Ma oltre al contenuto, è nella forma che queste opere preannunciano lo stile del loro creatore: la raffinatezza delle immagini, la cura dei dettagli, la buona qualità tecnica, sono tutte componenti che Lee svilupperà ulteriormente nel suo viaggio a Hollywood. Nel 1995 infatti l\'autore compie il grande salto e dirige \"Sense and Sensibility\" (Ragione e Sentimento, 1995), pellicola che ne decreta il definitivo successo internazionale: se la messa in scena diventa inevitabilmente più fastosa e spettacolare, la regia ed il senso visivo rimangono però decisamente misurati, delicati nei mezzi toni che sono la caratteristica migliore del cinema di Ang Lee. Lopera che comunque meglio può specificare il nostro discorso sul cinema di questo autore è il successivo Ice Storm (Tempesta di Ghiaccio,1997), magnifico affresco sulla cultura americana degli anni 70, sulla sua amarezza e sulle sue disillusioni. Nel tema trattato, nella scelta dellambientazione, nellaccuratezza tecnica con cui è girato, il film è sicuramente di matrice statunitense; se però ci fermiamo ad ammirare lelegante freddezza delle inquadrature, la sobria messa in scena dei momenti più intensi, il magnifico saper trattenere le emozioni invece che sprigionarle in toni melodrammatici, allora ci accorgiamo subito che il touch non può essere che quello di un regista al di fuori del mondo dello spettacolo hollywoodiano, dotato perciò di uno sguardo più severo e allo stesso tempo più partecipe. Dopo lesperienza non felicissima di Riding With the Devil (Cavalcando col Diavolo,1999), che comunque rimane un western bizzarro, interessante almeno negli spunti, Lee è tornato in oriente, precisamente in Cina, per girare Crouching Tiger, Hidden Dragon (La Tigre e il Dragone, 2000); la pellicola si propone come un qualcosa si anomalo sia per i meccanismi produttivi del cinema asiatico che per quelli statunitensi. Finanziato dalla Sony attraverso la Columbia Pictures Asia, il film rappresenta la sintesi estrema del genere dazione di Hong Kong, ed è concepito come un prodotto capace di conquistare ogni tipo di platea; nel mercato americano ha già incassato più di trenta milioni di dollari, una cifra enorme per unopera straniera. A prescindere comunque dalla valenza delloperazione, La Tigre e il Dragone si presenta come vero e proprio film-spartiacque, capolavoro di grazia registica e re-interpretazione alta, potremmo dire mitica, del genere cui appartiene; Lee libera lazione dalle valenze terrene dellatto stesso e la trasporta ad un livello superiore, mitologico appunto. Se in passato il cinema americano ha saputo interpretare e fare propri gli insegnamenti di un grande maestro come John Woo, è possibile che anche questa pellicola di Ang Lee segni una nuova pagina da cui attingere in futuro.