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"I giorni dell'amore e dell'odio"

"I giorni dell'amore e dell'odio"

i giorni dell'amore e dell'odio

28.05.2001 - Autore: Adriano Ercolani
  Siamo nel 1939. Wolfgang (Daniele Liotti) e Elber (Liberto Rabal) sono due fratelli nati e cresciuti nel sud del Tirolo. Entrambi si innamorano della bella Marthe (Mandala Tayde), che però ricambia soltanto il primo, deludendo così le aspettative dellaltro. Durante il giorno delle nozze tra la ragazza e Wolfgang, Elber annuncia la sua partenza per la Germania, dove è intenzionato ad abbracciare la sua origine tedesca e la politica hitleriana di conquista dellEuropa. Nonostante il disappunto della madre (Sarah Miles), il ragazzo rimane fermo nella sua convinzione, ferendo profondamente il fratello, che lo caccia con la promessa di essergli nemico. Durante la prima notte di nozze Wolfgang però scopre che anche Marthe ha le stesse idee nazionaliste di Elber, ed infatti la mattina seguente la ragazza scappa con il cognato. Passano gli anni, e scoppia la guerra. Tutti e due i fratelli si trovano a combattere a Cefalonia, con Elber schierato nellesercito tedesco e Wolfgang in quello italiano. Arriva l8 settembre 1943, e lItalia chiede larmistizio agli alleati. Inevitabile arriva lo scontro tra le truppe prima alleate, nonostante il generale Gandin (Ricky Tognazzi) faccia di tutto per evitare il massacro dei suoi uomini, ormai abbandonati dallesercito italiano. Iniziano gli scontri tra gli opposti schieramenti, e dopo varie battaglie Elber inizia aperdere le sue convinzioni nazionaliste, ed a capire che le sue convinzioni sulla razza germanica sono del tutto errate. Intanto Wolfgang continua ad essere tormentato dal ricordo della moglie scappata e del fratello rinnegato. Quando i due si incontrano di nuovo, proprio nel mezzo di uno scontro armato, la resa dei conti è inevitabile. Wolfgang viene a sapere dal fratello morente la verità su Marthe: la giovane ha dato alla luce un bimbo del marito, ma è deceduta a causa del parto. In punto di morte, anche lei però ha rinnegato le sue convinzioni ed ha promesso al marito eterno amore. A Wolfganag non resta adesso che cercare di sopravvivere la massacro italiano a Cefalonia ed andare a cercare il suo legittimo figlio.     Il giudizio Perché cimentarsi in un film del genere, se non si hanno i mezzi né le capacità per farlo? Salizzato sarà sicuramente stato mosso dalle migliori intenzioni, ma ha completamente fallito il bersaglio. Cè poco o nulla da salvare in questa pellicola, e dire che ci siamo sforzati di trovarlo... Blasetti e Leone, a cui il film è stato dedicato, si saranno rivoltati nella tomba. Il film è talmente brutto che già aspettiamo ben predisposti capitan Corelli-Nicolas Cage...     Il commento Se negli ultimi anni la produzione italiana ci ha offerto una serie di pellicole esteticamente inutili ed inefficaci sulla Seconda guerra Mondiale, e soprattutto sulla resistenza, adesso con questo I giorni dellamore e dellodio la nostra cinematografia ha finalmente toccato il fondo. Non crediamo infatti che si potrà in futuro fare un film più approssimativo e sgangherato di questo. La storia e la sceneggiatura sembrano uscite fuori da una puntata venuta male di Beautiful; la realizzazione del film è poi qualcosa di insostenibile: la quasi totale mancanza di mezzi a disposizione (scenografie inesistenti) ha costretto Salizzato ad una regia e a degli accorgimenti da produzione di serie B, davvero indegni del tema trattato. Se poi ci aggiungiamo citazioni (speriamo involontarie) da John Woo, beh, allora... Non vorremmo poi parlare degli attori, tutti completamente fuori ruolo, il che li rende a tratti addirittura comici; Daniele Liotti non riesce a non recitare in romanaccio, e Rabal è addirittura commovente nella sua immobilità recitativa; citiamo pure il gustoso cameo di Ugo Pagliai, che interpreta un ufficiale tedesco che parla un italiano perfetto, a differenza dei protagonisti... Ma il grottesco si raggiunge con il personaggio di Mandala Tayde: ma come si fa a far interpretare ad unattrice dalla carnagione mulatta una sud-tirolese? Da non crederci: sfidare in questo modo il buon senso del pubblico ci sembra davvero unimpresa disperata. Che altro aggiungere? Nulla, meglio fermarsi qui...  
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