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Antonio Dominici, una visione soggettiva di Dogma

Il Dogma italiano

Diapason

05.04.2001 - Autore: Valentina Bisti
Antonio Dominici è il primo regista italiano ad aver seguito le 10 regole Dogma. Con il suo film Diapason, regolarmente certificato, si è avvicinato a un modello di cinema particolare, seguendo però criteri molto soggettivi.   Perché hai deciso di seguire le regole Dogma?   Per essere il primo italiano che lo faceva. E poi perché volevo confrontarmi con il cinema europeo. Mi stimolava lidea di utilizzare le nuove tecniche di ripresa. Così, insieme al produttore Paolo Landolfi, ho deciso di fare un film Dogma e ho scelto una sceneggiatura che fosse in sintonia con le regole: senza effetti speciali e violenze gratuite. Insomma ho rispettato le regole di castità, come le chiama Von Trier.   In parte è stata anche una trovata pubblicitaria?   Ma no! Se per pubblicità si intende una scelta stilistica legata al cinema dautore, mi sembra un termine non appropriato. Insomma non è che nel mio film cè Valeria Marina con le anguille o Pippo Baudo nudo. Non è né una trovata pubblicitaria né uno scoop. E un modo alternativo al cinema industriale.   Chi è che certifica la veridicità di un film Dogma?   Nessuno, mica siamo in presenza della polizia. E un dovere morale. Bisogna rispettare, sempre, tutte e 10 le regole.   Ma tu sei entrato fino in fondo in questa loro filosofia?   No, e neanche mi sono immerso completamente nel discorso Dogma. Io ho voluto solo fare un film che rispettasse moralmente queste regole ma che fosse un film girato bene.   Molte persone dicono che parecchi film Dogma non rispettano tutte le regole. Forse lo sguardo di un semplice spettatore non riesce a cogliere queste peculiarità.   Io sono stato bravo a non far percepire al pubblico queste limitazioni.   Allora consideri le regole come delle limitazioni.   Un po sì, perché alcuni reparti vengono aboliti. Non cè trucco e quindi non ci sono truccatori, non ci sono luci e quindi non ci sono elettricisti....   Qual è stata la parte più difficile da realizzare?   La parte più complicata è stata quando ho girato alcune scene notturne dentro labitacolo di una macchina. Ho dovuto scegliere un viale più illuminato, aprire la cappotta della macchina e far entrare un po di luce. In più ho dovuto rinforzare le lampadine nellabitacolo della vettura Non puoi mettere la luce artificiale.   Ti hanno condizionato gli altri film Dogma?   No, io ho visto solo Festen e Mifune e poi non ho voluto vederne altri perché non volevo essere condizionato dalla storia e dalla tecnica. Volevo che Dogma fosse rispettato ma che avesse, nello stesso tempo, un carattere personale, soggettivo.   Il manifesto Dogma può essere considerato come un ritorno al cinema del passato?   No, questa non è una sorta di neo realismo, si avvicina di più alla nouvelle vague anche se loro non sono daccordo. Infatti i dogmisti danesi combattono il cinema industriale imborghesito. Loro puntano laccento sulla democraticizzazione del cinema, nel senso che chiunque, con una telecamera palmare, può fare cinema. Però poi propongono alcune regole. Quindi il loro discorso è un po contraddittorio, antitetico.      
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