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David Lynch, il grande visionario

David Lynch, il grande visionario

mulholland drive

14.04.2003 - Autore: Adriano Ercolani
Far rientrare in schemi ben determinati i film ed il genio cinematografico di David Lynch è impresa praticamente impossibile: pensiamo a quanto sono diversi tra loro, ad esempio, gli ultimi due film, il giallo allucinato e provocatorio Strade perdute (Lost Highway, 1996) ed il poetico ed ispirato road-movie Una Storia Vera (The Straight Story, 1999). Probabilmente due opere più differenti tra loro non potrebbero essere dirette dallo stesso Lynch. Il grande regista di Cuore Selvaggio (Wild at Heart, 1990, Palma dOro) è veramente un autore che segue sempre e soltanto la sua particolare ispirazione, anche quando, come è successo in passato, si è trovato a dover lavorare per le major americane e ad aver a disposizione ingenti budget per la produzione dei suoi film: anche lo sfortunato ma interessante Dune (id., 1984), colossal fantascientifico che ha fatto fiasco sia presso la critica sia presso il pubblico, rimane comunque unopera in tutto e del tutto appartenente al suo creatore. Vi sono allora delle costanti reperibili, delle matrici proprie riconoscibili nel cinema di questo autore? Certamente. Prima di tutto la sua poderosa, incredibile carica visionaria. Insieme forse allaltro genio di David Cronenberg, Lynch è al giorno doggi il cineasta più visionario in circolazione, almeno tra quelli conosciuti dal grande pubblico. Il suo esordio nel lungometraggio, Eraserhead - La Mente che Cancella (Eraserhead, 1978), è gia un campionario di tutta la poetica visiva del cineasta: il film è assolutamente incomprensibile per quanto riguarda la storia, ma possiede il perverso fascino dellincubo, in cui apparizioni insensate e dettagli inquietanti la fanno da padrone. Sia che si tratti di storie fantastiche o di gialli oltre all già citato Strade perdute anche Velluto Blu (Blue Velvet, 1986) e Fuoco Cammina con Me (Fire Walk With Me, 1993), la componente oscura della psiche umana viene sempre rappresentata dallautore in tutta la sua valenza angosciosa. Delle stesse sinistre apparizioni, oppure di sogni premonitori ma oscuri, sono costellati praticamente tutti i suoi film per il cinema, e soprattutto la serie televisiva che lo ha definitivamente consacrato al grande pubblico, Twin Peaks (id., 1988). In altre occasioni invece Lynch ha saputo trovare anche una vena decisamente melodrammatica, come nel bellissimo The Elephant Man id., 1980), opera splendidamente fotografata in bianco e nero e magistralmente interpretata da attori del calibro di Anthony Hopkins, John Hurt e Anne Bancroft. Una Storia Vera è invece un film per certi versi del tutto nuovo rispetto al precedente; la vicenda (realmente accaduta) del vecchio Alvin Straight, che per andare a trovare il fratello attraversa tre stati americani sopra un trattore, è un lucidissimo saggio di regia ariosa, contemplativa, perfettamente integrata e coerente con i ritmi vitali del suo protagonista. Il film ha una lentezza che mai scade nella noia, e possiede una forza poetica e malinconica prima dallora sconosciute allautore. Che sia finalmente la prova della raggiunta maturità di Lynch, psicologica oltre che artistica? Non ci è dato saperlo. L\'ultimo film è daltronde un ritorno a temi ed atmosfere a lui decisamente più cari: Mulholland Drive sembra essere un thriller che ci riporta direttamente alla stravolta cifra stilistica di Strade Perdute, se non addirittura a Twin Peaks; come questo, infatti, anche lultima fatica di Lynch era originariamente destinata al piccolo schermo, ed era lepisodio-pilota di una serie che il regista intendeva girare; scaricato dallemittente televisiva, il prodotto è stato raccolto da Canal Plus, che ha permesso allautore di farne un lungometraggio e di portarlo alla Croisette, dove ha riccevuto la Palma per la Miglior Regia. Staremo a vedere cosa succederà all\'Oscar, ma già cè chi parla di capolavoro...   PER UNA PANORAMICA DI LYNCH IN DVD: The Elephant Man Dune Strade perdute
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