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Asimov e cinema: un difficile connubio
Asimov e cinema: un difficile connubio

13.03.2001 - Autore: Luca Persiani
I venditori di scarpe
\"Le persone che comandano ad Hollywood non potrebbero essere meno interessate a produrre un buon film. Sono venditori di scarpe. Le cose peggiorano quando è il momento di affrontare la fantascienza. E\' solo fantascienza, non deve avere una particolare logica. Almeno nei western non fanno cavalcare pecore ai cowboy. Non stanno in sella al contrario. I cowboy non usano arco e frecce. Invece questo tipo di errori viene fatto nella fantascienza.\" Queste parole di Isaac Asimov, riprese da una conferenza alla Columbia University, sono forse il modo più eloquente per inquadrare l\'atteggiamento dello scrittore verso il cinema di fantascienza. Il rapporto fra Asimov e la produzione cinematografica non è stato molto intenso. Pochi film sono stati tratti dalle sue opere (benché le opzioni sui diritti di sfruttamento siano state spesso lungamente rinnovate dall\'industria), e addirittura nel caso di \"Fantastic Voyage\" (Viaggio Allucinante), Asimov ha steso una sorta di novellizzazione della sceneggiatura del film, che è stata pubblicata prima del film stesso, generando nel pubblico l\'equivoco che si trattasse al contrario di un romanzo dal quale era stata tratta la pellicola. Per Asimov la narrazione fantascientifica consisteva in uguale misura di immaginazione e osservazione scientifica, nello sforzo di collocare personaggi, sentimenti e relazioni umane in un mondo tanto inusuale da essere completamente implausibile. Il lavoro dello scrittore, riferendosi a questi principi guida, portava alla creazione di mondi complessi, in cui la filosofia dietro l\'evoluzione della scienza è portante ed essenziale per la narrazione. Una visione abbastanza distinta dal concetto di fantascienza cinematografica classica, dove il futuro o l\'evoluzione della tecnica sono al servizio prevalentemente di un discorso spettacolare e di puro intrattenimento: basti pensare ad uno dei capolavori del genere, quel \"Blade Runner\" che alla sua uscita raccolse magrissimi consensi di critica e fu un fiasco commerciale proprio per il suo essere lontano dai parametri a cui il cinema \"futuristico\" aveva abituato il suo pubblico.
La graziosa fantascienza che vende
Emblematico è il destino cinematografico del progetto basato su \"I, robot\", la cui concretizzazione si andò a scontrare con il successo planetario di \"Star Wars\", che aveva promosso con enorme successo una formula di fantascienza molto semplice, basata sugli archetipi della narrazione classica. Allo sceneggiatore del progetto \"I, robot\" (i cui diritti sono in mano ora alla Twentieth Century Fox), lo scrittore Harlan Ellison, fu esplicitamente chiesto di creare robot \'graziosi\' come R2-D2 e di rendere Susan Calvin (uno dei personaggi portanti) graziosa come la Principessa Leila. Questo atteggiamento dell\'industria, unito ad un certo disinteresse dello scrittore a propagandare le sue storie per altri mezzi che non fossero la scrittura, ha sempre tenuto un po\' distante la fantascienza di Asimov dal mondo cinematografico, nonostante (o forse, paradossalmente, proprio a causa di questo) la maggior parte delle sue storie sia più facile ed economica da realizzare di quelle della Sci-Fi classica. E nei casi più eclatanti in cui un\'opera raggiunge lo schermo, spesso questa muta al punto che difficilmente rimane inquadrabile nello spirito fantascientifico, come nel caso de \"L\'uomo bicentenario\", proposto al pubblico come una commedia \"di formazione\" per famiglie piuttosto che un film di Sci-Fi (non a caso i realizzatori provenivano dal successo di un classico per bambini come \"Miss Doubtfire\").
Robot e Imperi
Il lavoro di Asimov ha profondamente influenzato la fantascienza cinematografica del nostro tempo. Fondamentale è la sua ridefinizione di uno dei topoi fondamentali del genere: \"il robot viene finalmente emancipato, si scrolla di dosso il pregiudizio di mostro di frankeinsteiniana memoria pronto a ribellarsi al proprio creatore, per diventare invece un collaboratore, un amico, una creatura da capire, con molti doveri, ma anche con qualche diritto. [...] Il robot è quindi prima d\'ogni altra cosa un elettrodomestico, [...] un utensile poco più evoluto del nostro PC e così, in buona sostanza, vi rimarrà almeno fino all\'avvento de L\'uomo bicentenario, racconto che farà salire al robot un altro gradino nella scala della sua evoluzione\" (Alessandro Vietti). Rivoluzionando la concezione alla base di quasi tutti i robot della Sci-Fi cinematografica classica (anche all\' Hal 9000 di \"2001:Odissea nello spazio\") dagli anni \'50 in poi, le idee di Asimov hanno segnato molte menti creative: lo stesso Gene Roddenberry (creatore di Star Trek) chiese il permesso allo scrittore di definire il personaggio Data come \"robot positronico\", cioè in linea con le Tre leggi della robotica formalizzate da Asimov e John W. Campbell, leggi che legano il comportamento di un robot ad una semplice ma precisa etica subordinata alla protezione dell\'essere umano.
Anche il citato \"Star Wars\", che apparentemente deve la concezione \"nazionalista\" dell\'idea di un impero interplanetario a classici della fantascienza pulp degli anni \'30 come Flash Gordon, ha non pochi debiti con la visione aperta e progressista della Trilogia della Fondazione. Trilogia che Asimov aveva basato sulla lettura del saggio \"Ascesa e declino dell\'Impero romano\" di Edward Gibbons, e che si oppone alla classica visione della narrativa fantascientifica di un futuro dai tratti medievali e cupi, descrivendo un mondo in cui un gruppo di menti illuminate riesce a tenere testa all\'avvento di una minacciosa Età Oscura cosmica.